venerdì 18 dicembre 2015

Escursione sul Vulcano: la Palanzana

Domenica scorsa, sempre accompagnato dall'amico Fabio che mi fa da guida, abbiamo approfittato di un pomeriggio decisamente mite (in verità troppo mite per la stagione), per fare una rapida escursione verso la cima della Palanzana, il vulcano lungo le cui pendici sorge la triste, apatica e noiosissima città di Viterbo.

Abbiamo lasciato l'auto alla fine della strada asfaltata che si arrampica sulle prime pendici della Palanzana e da lì abbiamo proseguito a piedi per il malandato stradone, pieno di sassi e solchi creati dalla pioggia, che punta verso la cima. 

Ad un certo punto Fabio ha preso uno stretto sentiero, visibile a malapena, sulla destra di questo scalcinato stradone e ci siamo arrampicati più direttamente verso la vetta (circa 800 m.s.l.m.) in mezzo alla boscaglia di cedui. 


Ovviamente è tutto in salita e per me, che sono un camminatore da strada di campagna, il tutto si è tradotto in un bel fiatone. Il sentiero è qua e là segnalato, ma non è tutto poi così nitidamente visibile. Ci sono i segnali del sentiero sugli alberi, ma comunque bisogna sempre fare attenzione. Vista la stagione, il sentiero, anche se il terreno era abbastanza asciutto, è un po' scivoloso perchè completamente ricoperto di foglie secche: la scivolosità è anche dovuta alla presenza di parecchi massi ricoperti di muschio e licheni. 

Come già detto: è tutta una salita. In alcuni tratti la salita diventa più ripida, ma sono tratti piuttosto brevi, anche se di un certo impegno. Frequentemente si notano le tracce della presenza di cinghiali che non sono mai personaggi gradevoli da incontrare quando si va a zonzo per i boschi. Il bosco è un abbastanza fitto, ma essendo fatto di cedui, non è impenetrabile.

Poco prima della vetta, Fabio mi ha fatto notare un angosciante buco nel terreno che qualcuno sostiene essere una delle bocche del vulcano. Chi lo sa: non si capisce nemmeno quanto possa essere profondo...

Dopo una quarantina di minuti di arrampicata si arriva alla vetta della Palanzana. Inutile dire che la vista è molto bella: sembra quasi di poter vedere tutta la provincia di Viterbo. Ma il panorama non  è di certo la cosa più interessante da notare sulla cima. 

Infatti la cosa più rilevante è il sito: proprio sulla vetta, sul punto più alto del vulcano, ci sono tracce della presenza di una specie di "luogo consacrato", di età difficile da stabilire: potrebbe essere antichissimo (pre-etrusco, etrusco, romano, alto medievale?) Comunque sembrerebbe un luogo utilizzato per riti sacri: non mi pare che siano resti di un centro abitato o di una fortificazione.


La cosa più interessante è una grande masso dalla forma (forse) ottagonale o esagonale, all'interno del quale è stato scavato un vano con un'apertura laterale. Serviva per dei sacrifici? Serviva per accendervi dei falò per fare dei sacrifici o dei riti? Serviva per delle segnalazioni a lunga distanza? Difficile dirlo. Comunque fa riflettere la forma geometrica...



Intorno ci sono altri massi squadrati e a breve distanza, circondato da una recinzione, c'è un pozzo.


Insomma un sito molto suggestivo e particolare.

La discesa è durata una ventina di minuti: c'è sempre il rischio di qualche scivolone, ma niente di particolare.

In breve si tratta di un'escursione molto interessante, abbastanza faticosa (vista la salita), ma non è la fine del mondo. La difficoltà è media soprattutto se non si è un escursionista da salita come me. Comunque la consiglio anche perchè non è una faccenda molto lunga. Il sito in vetta è molto bello e vale la pena visionarlo. 

Sempre meglio essere accompagnati da qualcuno che ha un minimo di esperienza del percorso. Non si sa mai.

lunedì 26 ottobre 2015

Corviano

Camminata nata da un'idea nata così, su due piedi, da parte dell'amico Fabio. Mi ha telefonato domenica mattina e mi ha chiesto se mi andava di mettere gli scarponi ed inoltrarmi nei boschi. Ovviamente non ci ho pensato due volte: una bella domenica di ottobre, non molto fredda (anzi il contrario...) con un bel sole non me la faccio scappare. 

Fabio ha proposto di inoltrarci nella foresta di Corviano, senza quindi bisogno di andare tanto lontano (siamo a pochi km da Viterbo lungo la strada Ortana). Lasciata la macchina in una radura e guadato un torrente (ci sono alcune pietre che consentono l'attraversamento sennò sarebbe una bella seccatura), ci si incammina per circa mezzo kilometro su una comoda strada sterrata. Se si prosegue lungo questa strada si giunge con molta facilità e dopo una camminata attraverso il bosco di un paio di kilometri (ma forse anche meno) al sito archeologico di Corviano. Si tratta di un luogo molto interessante per la presenza di rovine di una grossa cinta muraria (forse medievale) e alcune case rupestri scavate nella roccia sul costone della grande forra. 

Sarebbe stato quindi fin troppo facile: una semplice passeggiata nel bosco lungo una comoda strada bianca. Ma a Fabio le cose facili non piacciono molto. Quindi dopo poche centinaia di metri di indica un sentiero sulla destra a malapena visibile e propone di inoltrarci in una parte del bosco praticamente praticata solo da pochi conoscitori della zona (in particolare raccoglitori esperti di funghi ed asparagi). 

Evabbè. Imbocchiamo questo sentiero semi invisibile. Quando si è accompagnati da qualcuno che conosce simili itinerari inusuali bisogna approfittare, perchè è l'unico modo per vedere luoghi che possono vedere pochi fortunati e che altrimenti non si ha mai occasione di vedere.










Il sentiero è accennato a malapena, ma si cammina bene anche perchè Fabio conosce bene dove andare. I luoghi che si aprono ai miei occhi sono di una bellezza notevole: spesso appaiono grandi lastroni di roccia e sulla nostra destra si apre una grande forre in fondo alla quale scorre un torrente. Bisogna stare attenti a dove si mettono i piedi per non finire di sotto perchè il salto è molto profondo: ci sono molte piante e non si vede niente di quello che scorre sul suo fondo. Ochcio quindi ai licheni che ricoprono la roccia perchè sono molto scivolosi. 

Il percorso è abbastanza agevole, anche se in alcuni casi si rischia veramente di scivolare. Qua e là fra le roccie ed il fitto degli alberi sbucano tracce di mura antiche fatte di grossi blocchi di pietra appoggiati l'uno sull'altro. Dicono che siano mura etrusche ma potrebbero essere forse anche più antiche.






In un paio di occasioni il cammino diventa veramente complicato, almeno per me che sono un camminatore stradale. Bisogna scendere in alcuni dirupi: pietre scivolose, crepacci e poca luce. Però i luoghi sono magnifici, selvatici, incontaminati. Facile perdersi in questi luoghi perchè i passaggi si assomigliano tutti. Mi sono allontanato un attimo per vedere una radura e quando mi sono girato per tornare indietro non capivo più da dove fosse passato. Per fortuna ho chiamato Fabio (che era rimasto indietro a raccogliere delle noci e delle nocciole) e mi ha fatto capire il passaggio. Inutile dire che qui i cellulari non hanno campo.

Abbiamo poi raggiunto un sito dove ci sono delle misteriose sepolture scavate nella roccia tutte convergenti verso i ruderi di un edificio che sembra essere una piccola chiesa: vi è un altro sito pressochè identico a qualche kilometro di distanza da qui. Non si riesce a capire di che epoca siano questi siti (pre-etrusca, etrusca, romana, medioevale?!?!). Osservandoli mi sono sempre chiesto se siano effettivamente delle sepolture e se l'edificio al centro sia realmente una chiesa o qualcos'altro. Un luogo decisamente insolito.


Insomma dopo un paio di ore di cammino in mezzo al bosco piuttosto fitto, abbiamo ritrovato il sentiero "normale" e da qui abbiamo raggiunto di nuovo la strada bianca che ci ha riportato alla macchina. 

Una gran bella camminata: un paesaggio meraviglioso, una parte di bosco incontaminata (non abbiamo mai incontrato anima viva...), dei siti archeologici molto particolari e "misteriosi". 

Se si va a Corviano per la via "normale", si fa di sicuro una camminata semplice-semplice adatta a tutti: buona per la classica scampagnata con i bambini.

Per l'escursionista "sensibile" (come il sottoscritto) questo tipo di boschi è e resta un santuario che lascia sempre un senso di turbamento. C'è qualcosa in questi luoghi di ineffabile, di indescrivibile: c'è uno "spirito vivente antico" che non lascia indifferenti (almeno me).

Se si ha la fortuna di avere un accompagnatore esperto e conoscitore dei luoghi, non si fa più un'allegra passeggiatina nel bosco perchè la cosa cambia decisamente. Si scoprono itinerari certamente interessanti, sentieri un po' più difficili, faticosi e selvatici, sconsigliati all'escursionista inesperto (facile perdersi, facile cadere in qualche burrone, facile scivolare e farsi male...). Ma fondamentalmente ci si ritrova faccia a faccia con questo "spirito antico" che non si lascia trovare tanto facilmente e che di certo non si incontra tutti i giorni. E' veramente un itinerario fra i boschi che è la metafora del percorso dell'esistenza più profonda di ciascuno. E poi quelle specie di "sepolture nella roccia"....