domenica 29 novembre 2020

Il santuario di Orkla

Lungo i sentieri del Santuario della Potnia Orkla nella Tuscia, circondati da necropoli etrusche e simboli di una spiritualità antichissima 

martedì 29 ottobre 2019

Il Bosco della Dea

Camminare in un bosco è sempre un'esperienza particolare. Tutti i boschi e le foreste sono dei "santuari". Alcuni in particolare sono pieni di suggestioni speciali anche per la presenza di luoghi di culto antichi.



Questo piccolo bosco vicino a Vetralla (prov. di Viterbo) ha ospitato in segreto per lungo tempo un'edicola di una Dea. Il piccolo tabernacolo è stato smontato e, insieme all'immagine della Dea, è stato trasferito in un museo di Viterbo. Questa piccola struttura sacra completamente strappata dal suo ambiente naturale è ora un semplice oggetto "culturale" e non più "cultuale": ma per lo meno dovrebbe essere al riparo di furti e danneggiamenti.

Comunque tutto lo spazio boschivo è interessante così come l'area sacra che ospitava la Dea con le sue particolari ed originali forme. L'itinerario è semplice e agevole: alla portata di tutti. C'è anche un buon sentiero. Non serve attrezzatura particolare e esperienza.

Vale veramente la pena muoversi in questo spazio verde così ricco di suggestioni e suoni. Chissà quali altri segreti sono nascosti in questo sito...



martedì 11 dicembre 2018

LEGGO ERGO SUM: Le Breton D.: "Camminare"

LEGGO ERGO SUM: Le Breton D.: "Camminare": Ci sono molte forme di libertà. Quella più comune è la libertà di espressione e per un popolo di ciarlieri e ciarlatani, come quello che ...

martedì 19 settembre 2017

Benvenuti a Castro

Il fatto che scrivo piuttosto raramente su questo blog non significa che abbia interrotto le mie camminate in giro per le campagne. Anzi: il contrario. Spesso gironzolo da solo senza una meta precisa: altre volte - magari con un numero molto limitato di compagni di viaggio  - si organizza qualche piccola escursione.

L'oggetto del presente post interessa proprio una breve escursione, quasi del tutto improvvisata, che ho fatto recentemente insieme all'amico Fabio nel sito di Castro.

Castro è una località persa nelle campagne boscose fra i paesi di Farnese ed Ischia di Castro nella provincia di Viterbo. Si tratta del sito dell'antica città di Castro che venne rasa al suolo nella metà del '600. Un po' di informazioni si possono trovare su questo link di Wikipedia. 

L'area in questione si trova in una zona piuttosto appartata e selvatica. Comunque tutta la zona è perfettamente tenuta: c'è un comodo parcheggio per mollare la macchina, un sentiero pavimentato che conduce al sito, panchine, tavoli, percorsi vari ed indicazioni storico-turistiche. Abbiamo fatto un bel giro (per la verità non c'era nessuno a parte noi due) e scattata qualche foto di qualità mediocre data la vetustà del mio telefonino cellulare. La mie foto quindi non rendono l'idea della bellezza del luogo...








Tutta la zona, abbastanza impervia, è ricca di ruderi e testimonianze dell'antica città: il tutto però immerso in un bosco piuttosto fitto. Si cammina molto bene seguendo i percorsi che attraversano le varie rovine: il tutto avviene senza la benchè minima difficoltà. Tutto molto piacevole, suggestivo e ben tenuto. Unico suggerimento: è bene rimanere nei sentieri e nelle zone indicate e delimitate. Siccome si cammina in un bosco cresciuto sopra le rovine di una grande città, fatta di edifici pubblici e privati in passato di una certa imponenza (tra cui chiese, monasteri, e via dicendo) improvvisamente si possono aprire voragini costituite da sotterranei, cantine, gallerie (alcune grandi quasi come quelle ferroviarie...), porticati o semplicemente grandi ambienti che in passato sono stati interrati e che si possono aprire sotto i piedi del turista imprudente. 


Ooops! Uno scantinato! Occhio a dove si mettono i piedi!

Insomma, se si seguono poche e semplici regole, si riesce a fare un'escursione decisamente di grande interesse paesaggistico, storico ed archeologico. La cretineria può costare però molto cara...

Vale veramente la pena visitare questo sito: e poi nei dintorni ci sono molti indirizzi dove mangiare un buon boccone e bere un buon bicchiere di vino (che non guastano mai). C'è solo l'imbarazzo della scelta....


martedì 18 ottobre 2016

Di nuovo la Selva del Lamone

Approfittando di una bella domenica tutto sommato soleggiata di questo strano ottobre (prima fa caldo, poi fa freddo, poi piove, poi torna il caldo...) con l'amico Fabio abbiamo deciso di fare una seconda escursione nella Selva del Lamone, nella parte nord-occidentale della provincia di Viterbo. 

Abbiamo tentato un itinerario che Fabio voleva percorrere, ma la mappa a nostra disposizione non era chiarissima e non siamo riusciti a trovare il percorso giusto. Quindi dopo qualche tentativo, abbiamo lasciato la macchina sul ciglio di una strada bianca, sempre all'interno della Selva, e abbiamo proseguito a piedi lungo un sentiero segnato.


Inizialmente siamo riusciti a procedere senza problemi: abbiamo dovuto però guadare un ruscelletto che a causa delle piogge si era decisamente allargato invadendo il percorso. Comunque, anche se con qualche difficoltà siamo riusciti a proseguire. 


Il paesaggio è sempre molto suggestivo: non c'è anima viva (a parte i versi degli animali selvatici, il silenzio è totale) e il frusciare delle fronde degli alberi dona un qualcosa di magico alla camminata.






Ad un certo punto abbiano notato questa bella conformazione rocciosa che si trova su un'altura nelle immediate vicinanze del sentiero. ovviamente ci siamo avvicinati. 



Abbiamo pensato di girare attorno a questa roccia magari per vedere se ci si poteva salire sopra. Dopo pochi passi, sulla nostra destra, all'interno di un grosso cespuglio di piante e rovi abbiamo sentito distintamente come un verso profondo, una specie di ruggito. Ci siamo subito fermati: a pochi metri da noi (ma forse nemmeno a due metri) sempre dall'interno di questo frattone, abbiamo risentito una seconda volta questo verso: una specie di ruggito profondo come di un dinosauro o di un animale preistorico. Senza fiatare, con uno colpo di sguardo, siamo tornati silenziosamente sui nostri passi, rinunciando a proseguire oltre. Forse un covo di cinghiali che dormivano? Chi lo sa? Nel dubbio è meglio non rischiare...

Abbiamo proseguito lungo il sentiero per un altro bel po' ma via via il percorso diventava sempre meno praticabile: nonostante i segnali sugli alberi il sentiero spariva piano piano. di pomeriggio nei boschi è meglio non fare esperimenti...

Siamo quindi rientrati alla macchina (in silenzio e riguadando il torrente). Poichè c'era ancora qualche ora di luce, Fabio ha deciso di farmi visitare la località Chiusa del Vescovo.

Il luogo è bellissimo. Bisogna passare un cancello (credo che sia una proprietà privata). si cammina per un bel po' in una suggestiva valle in mezzo alla quale scorre un fiume. Il luogo è scarsamente abitato e per nulla frequentato. 










Dopo una bella camminata si giunge a questo bellissimo sito. Un eremo medievale scavato sul fianco della montagna (io ovviamente dentro grotte, caverne e buchi nelle montagne non entro nemmeno morto...). 


Prima che iniziasse il tramonto siamo rientrati alla macchina per non essere sorpresi dalle tenebre, dato che il sole sparisce rapidamente dentro queste strette valli.

Insomma una gran bella escursione, non molto faticosa, comunque molto affascinante...

venerdì 18 dicembre 2015

Escursione sul Vulcano: la Palanzana

Domenica scorsa, sempre accompagnato dall'amico Fabio che mi fa da guida, abbiamo approfittato di un pomeriggio decisamente mite (in verità troppo mite per la stagione), per fare una rapida escursione verso la cima della Palanzana, il vulcano lungo le cui pendici sorge la triste, apatica e noiosissima città di Viterbo.

Abbiamo lasciato l'auto alla fine della strada asfaltata che si arrampica sulle prime pendici della Palanzana e da lì abbiamo proseguito a piedi per il malandato stradone, pieno di sassi e solchi creati dalla pioggia, che punta verso la cima. 

Ad un certo punto Fabio ha preso uno stretto sentiero, visibile a malapena, sulla destra di questo scalcinato stradone e ci siamo arrampicati più direttamente verso la vetta (circa 800 m.s.l.m.) in mezzo alla boscaglia di cedui. 


Ovviamente è tutto in salita e per me, che sono un camminatore da strada di campagna, il tutto si è tradotto in un bel fiatone. Il sentiero è qua e là segnalato, ma non è tutto poi così nitidamente visibile. Ci sono i segnali del sentiero sugli alberi, ma comunque bisogna sempre fare attenzione. Vista la stagione, il sentiero, anche se il terreno era abbastanza asciutto, è un po' scivoloso perchè completamente ricoperto di foglie secche: la scivolosità è anche dovuta alla presenza di parecchi massi ricoperti di muschio e licheni. 

Come già detto: è tutta una salita. In alcuni tratti la salita diventa più ripida, ma sono tratti piuttosto brevi, anche se di un certo impegno. Frequentemente si notano le tracce della presenza di cinghiali che non sono mai personaggi gradevoli da incontrare quando si va a zonzo per i boschi. Il bosco è un abbastanza fitto, ma essendo fatto di cedui, non è impenetrabile.

Poco prima della vetta, Fabio mi ha fatto notare un angosciante buco nel terreno che qualcuno sostiene essere una delle bocche del vulcano. Chi lo sa: non si capisce nemmeno quanto possa essere profondo...

Dopo una quarantina di minuti di arrampicata si arriva alla vetta della Palanzana. Inutile dire che la vista è molto bella: sembra quasi di poter vedere tutta la provincia di Viterbo. Ma il panorama non  è di certo la cosa più interessante da notare sulla cima. 

Infatti la cosa più rilevante è il sito: proprio sulla vetta, sul punto più alto del vulcano, ci sono tracce della presenza di una specie di "luogo consacrato", di età difficile da stabilire: potrebbe essere antichissimo (pre-etrusco, etrusco, romano, alto medievale?) Comunque sembrerebbe un luogo utilizzato per riti sacri: non mi pare che siano resti di un centro abitato o di una fortificazione.


La cosa più interessante è una grande masso dalla forma (forse) ottagonale o esagonale, all'interno del quale è stato scavato un vano con un'apertura laterale. Serviva per dei sacrifici? Serviva per accendervi dei falò per fare dei sacrifici o dei riti? Serviva per delle segnalazioni a lunga distanza? Difficile dirlo. Comunque fa riflettere la forma geometrica...



Intorno ci sono altri massi squadrati e a breve distanza, circondato da una recinzione, c'è un pozzo.


Insomma un sito molto suggestivo e particolare.

La discesa è durata una ventina di minuti: c'è sempre il rischio di qualche scivolone, ma niente di particolare.

In breve si tratta di un'escursione molto interessante, abbastanza faticosa (vista la salita), ma non è la fine del mondo. La difficoltà è media soprattutto se non si è un escursionista da salita come me. Comunque la consiglio anche perchè non è una faccenda molto lunga. Il sito in vetta è molto bello e vale la pena visionarlo. 

Sempre meglio essere accompagnati da qualcuno che ha un minimo di esperienza del percorso. Non si sa mai.

lunedì 26 ottobre 2015

Corviano

Camminata nata da un'idea nata così, su due piedi, da parte dell'amico Fabio. Mi ha telefonato domenica mattina e mi ha chiesto se mi andava di mettere gli scarponi ed inoltrarmi nei boschi. Ovviamente non ci ho pensato due volte: una bella domenica di ottobre, non molto fredda (anzi il contrario...) con un bel sole non me la faccio scappare. 

Fabio ha proposto di inoltrarci nella foresta di Corviano, senza quindi bisogno di andare tanto lontano (siamo a pochi km da Viterbo lungo la strada Ortana). Lasciata la macchina in una radura e guadato un torrente (ci sono alcune pietre che consentono l'attraversamento sennò sarebbe una bella seccatura), ci si incammina per circa mezzo kilometro su una comoda strada sterrata. Se si prosegue lungo questa strada si giunge con molta facilità e dopo una camminata attraverso il bosco di un paio di kilometri (ma forse anche meno) al sito archeologico di Corviano. Si tratta di un luogo molto interessante per la presenza di rovine di una grossa cinta muraria (forse medievale) e alcune case rupestri scavate nella roccia sul costone della grande forra. 

Sarebbe stato quindi fin troppo facile: una semplice passeggiata nel bosco lungo una comoda strada bianca. Ma a Fabio le cose facili non piacciono molto. Quindi dopo poche centinaia di metri di indica un sentiero sulla destra a malapena visibile e propone di inoltrarci in una parte del bosco praticamente praticata solo da pochi conoscitori della zona (in particolare raccoglitori esperti di funghi ed asparagi). 

Evabbè. Imbocchiamo questo sentiero semi invisibile. Quando si è accompagnati da qualcuno che conosce simili itinerari inusuali bisogna approfittare, perchè è l'unico modo per vedere luoghi che possono vedere pochi fortunati e che altrimenti non si ha mai occasione di vedere.










Il sentiero è accennato a malapena, ma si cammina bene anche perchè Fabio conosce bene dove andare. I luoghi che si aprono ai miei occhi sono di una bellezza notevole: spesso appaiono grandi lastroni di roccia e sulla nostra destra si apre una grande forre in fondo alla quale scorre un torrente. Bisogna stare attenti a dove si mettono i piedi per non finire di sotto perchè il salto è molto profondo: ci sono molte piante e non si vede niente di quello che scorre sul suo fondo. Ochcio quindi ai licheni che ricoprono la roccia perchè sono molto scivolosi. 

Il percorso è abbastanza agevole, anche se in alcuni casi si rischia veramente di scivolare. Qua e là fra le roccie ed il fitto degli alberi sbucano tracce di mura antiche fatte di grossi blocchi di pietra appoggiati l'uno sull'altro. Dicono che siano mura etrusche ma potrebbero essere forse anche più antiche.






In un paio di occasioni il cammino diventa veramente complicato, almeno per me che sono un camminatore stradale. Bisogna scendere in alcuni dirupi: pietre scivolose, crepacci e poca luce. Però i luoghi sono magnifici, selvatici, incontaminati. Facile perdersi in questi luoghi perchè i passaggi si assomigliano tutti. Mi sono allontanato un attimo per vedere una radura e quando mi sono girato per tornare indietro non capivo più da dove fosse passato. Per fortuna ho chiamato Fabio (che era rimasto indietro a raccogliere delle noci e delle nocciole) e mi ha fatto capire il passaggio. Inutile dire che qui i cellulari non hanno campo.

Abbiamo poi raggiunto un sito dove ci sono delle misteriose sepolture scavate nella roccia tutte convergenti verso i ruderi di un edificio che sembra essere una piccola chiesa: vi è un altro sito pressochè identico a qualche kilometro di distanza da qui. Non si riesce a capire di che epoca siano questi siti (pre-etrusca, etrusca, romana, medioevale?!?!). Osservandoli mi sono sempre chiesto se siano effettivamente delle sepolture e se l'edificio al centro sia realmente una chiesa o qualcos'altro. Un luogo decisamente insolito.


Insomma dopo un paio di ore di cammino in mezzo al bosco piuttosto fitto, abbiamo ritrovato il sentiero "normale" e da qui abbiamo raggiunto di nuovo la strada bianca che ci ha riportato alla macchina. 

Una gran bella camminata: un paesaggio meraviglioso, una parte di bosco incontaminata (non abbiamo mai incontrato anima viva...), dei siti archeologici molto particolari e "misteriosi". 

Se si va a Corviano per la via "normale", si fa di sicuro una camminata semplice-semplice adatta a tutti: buona per la classica scampagnata con i bambini.

Per l'escursionista "sensibile" (come il sottoscritto) questo tipo di boschi è e resta un santuario che lascia sempre un senso di turbamento. C'è qualcosa in questi luoghi di ineffabile, di indescrivibile: c'è uno "spirito vivente antico" che non lascia indifferenti (almeno me).

Se si ha la fortuna di avere un accompagnatore esperto e conoscitore dei luoghi, non si fa più un'allegra passeggiatina nel bosco perchè la cosa cambia decisamente. Si scoprono itinerari certamente interessanti, sentieri un po' più difficili, faticosi e selvatici, sconsigliati all'escursionista inesperto (facile perdersi, facile cadere in qualche burrone, facile scivolare e farsi male...). Ma fondamentalmente ci si ritrova faccia a faccia con questo "spirito antico" che non si lascia trovare tanto facilmente e che di certo non si incontra tutti i giorni. E' veramente un itinerario fra i boschi che è la metafora del percorso dell'esistenza più profonda di ciascuno. E poi quelle specie di "sepolture nella roccia"....



martedì 25 novembre 2014

La Selva del Lamone

Alcuni giorni fa, insieme all'amico Fabio, abbiamo deciso di fare un'escursione alla Selva del Lamone, una bella riserva naturale che si trova vicino a Farnese (in provincia di Viterbo).

La Selva del Lamone è una foresta di circa 2300 ettari: al suo interno sono presenti numerosi sentieri che si differenziano per lunghezza ed impegno richiesto. 

Abbiamo lasciato l'auto in prossimità dell'ingresso al sentiero numero 4 che si estende in particolare nella parte più interna della selva. Il percorso non è agevole per chi non dispone di preparazione, allenamento e scarpe adatte. Servono buone gambe, molta pazienza ed un discreto grado di adattamento

La difficoltà principale è costituita dal fatto che quasi tutto il percorso è caratterizzato da un fitto strato di grosse pietre che rende difficile l'andatura. Oltretutto il questo periodo le pietre sono coperte da uno strato di muschio che le rende estremamente scivolose. Cadere è questione di un attimo e la minima distrazione viene pertanto punita...

Nonostante la difficoltà, la fatica e la necessità di guardare quasi sempre dove si mettono i piedi, questo itinerario è a dir poco affascinante. Il paesaggio circostante è unico nel suo genere: la continua distesa di alberi si poggia su questo strato di pietre scagliate in antichità dall'antico cratere del lago di Bolsena. 

Molto facile imbattersi in qualche cinghiale: noi ne abbiamo percepita la probabile presenza nelle nostre immediate vicinanze, ma non ci sono stati problemi di sorta. E' stato sufficiente fare un po' di rumore perchè si allontanasse.

Il paesaggio della selva, con questa fitta copertura di alberi, è magnifico. Inoltre abbiamo raggiunto anche dei siti di grande interesse archeologico come ad esempio un insediamento etrusco di cui si vedono spuntare fra gli alberi i massicci bastioni difensivi. Sembra di stare nella giungla amazzonica. Abbiamo anche raggiunto la famosa Rosa Crepante di cui non dico nulla perchè bisogna vederla di persona...

Grazie alla competenza di Fabio, mi è stato possibile visitare anche dei siti lungo delle deviazioni sempre di pertinenza del sentiero n. 4. Senza la sua esperienza non avrei mai potuto ammirare nulla di simile.

Non abbiamo mai incontrato anima viva per molte ore: il silenzio assoluto è stato interrotto solo dal cadere delle foglie dagli alberi, dal passaggio degli uccelli o il rapido movimento di un cinghiale.

Abbiamo camminato per circa 4 ore percorrendo oltre 8 km: la camminata è stata abbastanza faticosa e l'andatura piuttosto lenta (io soprattutto andavo pittosto piano per evitare qualche scivolone) anche per la presenza di alcuni tratti coperti da molto fango scivoloso.

Direi che suggerisco la visita all'escursionista abbastanza esperto. Bisogna portarsi appresso sicuramente dell'acqua, qualcosa da mangiare, una torcia e tutto quello che può servire in caso di imprevisto. Faccio presente che il sentiero è sempre ben segnalato e sconsiglio vivamente di intraprendere delle deviazioni per conto proprio. Finchè si rimane sul sentiero, la camminata, sia pur impegnativa, è tranquilla. Se però si lascia il sentiero le probabilità di perdersi sono molto, ma molto elevate. Oltretutto ci si perde in un paesaggio monotono, con alberi molto fitti: si può cadere facilmente e magari slogarsi una caviglia (in questo caso sono problemi perchè i cellulari prendono poco o niente). Meglio evitare di andare in questo itenerario da soli. Io conto di tornarci per percorre altri sentieri sempre, spero, con la collaborazione e l'esperienza di Fabio.

Camminata a dir poco fantastica...

lunedì 2 dicembre 2013

Inverno

E' da parecchio tempo che non scrivo su questo blog. Da così tanto tempo che, rispetto all'ultimo post che avevo scritto, è arrivato in pieno l'inverno. 

C'è chi adora l'inverno e chi non lo sopporta. Io devo riconoscere che faccio parte della schiera di questi ultimi. Sarà forse a causa del fatto che ci sono meno ore di luce, la presenza costante del freddo, il fatto che bisogna imbacuccarsi, ecc... ecc... insomma tutto questo mi rende l'inverno una fase dell'anno decisamente sgradevole. 

Se voglio uscire a camminare preferisco prendere il mio bastone ed un cappello di paglia e via. Se mi devo mettere degli scarponi, il maglione pesante, un giaccone (magari con il cappuccio perchè potrebbe piovere), beh! alcune volte mi viene quasi una crisi di nervi. 

Comunque camminare lungo le strade di campagna in inverno ha sempre il suo fascino. Il più delle volte non c'è un'anima viva in giro, c'è un silenzio profondo, un senso di attesa generale diffuso su tutta la Natura. Tutto sembra sospeso.

Insomma, cerco di prendere il buono anche da una stagione che non è proprio in sintonia con la mia personalità. Un po' di pazienza e sarà presto primavera.

sabato 10 agosto 2013

Beach Dairy: bodies under the Sun

I'm spending some vacation days to the seaside: so I will use this blog as a diary of my stay at the seaside

Everyday I make long walks along the beach. Surely it's not so easy  and elegiac as it seems. The beach is always very crowded and, while walking, I observe the people I meet.

The human universe here is extremely varied. The most common example of beach attender is however the football champion. This category is composed of male individuals who cannot absolutely resist to kick a ball. It's a sort of pathological behavior. I suppose they would avoid to play football along the beach, but they simply cannot resist. They must kick the ball, in any circumastance or moment of the day: if there's a ball, someone has to kick it...

The result is that the beach becomes a huge soccer field where hundreds of kids, young, old, sons, fathers and granfathers play an endless football game. It's a dramatic show...

The rest of the people, including myself, is forced to do the sole thing to do: silently avoid the balls raining from everywhere. We are just a sad minority

The imagine I have is a crowd of people made of existences under this burning sun which, thanks to the fate, come across along the beach just for a brief moment,

In the meantime I keep on hypnotically walking, avoiding balls...

Diario di Spiaggia: Corpi sotto il Sole

Sto trascorrendo alcuni giorni di vacanza al mare; utilizzo questo blog come diario della mia permanenza balneare.

Tutti i giorni mi dedico a lunghe passeggiate lungo la spiaggia. Certo non è la cosa più semplice e più poetica dci questo mondo. La spiaggia è sempre molto affollata e camminando, in uno stato quasi ipnotico, osservo le persone che incrocio o che si trovano lungo la spiaggia.

Il campionario umano è estremamente vario. Il più comune è certamente il "campione" di calcio cui appartengono persone, soprattutto di sesso maschile, di tutte le età. Devo quindi scansare decine di campioni di calcio dediti, in modo maniacale, a tirare calci ad un pallone in qualsiasi modo e circostanza. Volano pallonate da tutte le parti...

Siamo tutti comunque sospesi sotto questo sole bruciante: quelli che camminano, quelli sdraiati, quelli che giocano, quelli che fanno il bagno... Chi strilla, chi dorme, chi mangia, chi litiga, chi chiacchiera, chi legge... 

Siamo tutti sotto il sole con le nostre esistenze che il caso, per un brevissimo attimo, fa incrociare lungo la spiaggia.

Ed io intanto continuo a camminare ipnoticamente scansando palloni...

lunedì 18 marzo 2013

Animal Liturgies

Some days ago, I was sitting on a big stone under a tree after a short walk in the country. It was a sunny day even if a cold wind was shaking the trees. 


While sitting, my cat came towards me with a small bird in his mouth. The little bird was dying: my cat had pulled out its wing to be sure to prevent the bird's escape. So he played with this dying little bird for a little while before eating it.

I've observed this scene very carefully. Something was biasing my attention: I was impressed by the fact that while my cat was killing and eating quite slowly the little bird, over my head other birds were singing as nothing strage was happening. That little bird is dead accompanied by the beautiful music of the other birds' singing.


Is this an animal liturgy I ignore which I cannot understand? Maybe

Probably mankind has a very strange and complicated idea about the Death compared with other aminals: they perhaps consider the Death as a very normal and obvious event in this world. Maybe the normal event by definition. We suffer thus a side-effect of our "intelligent" culture...


Things to do (urgent):
 remember to give something more to eat to the cat