giovedì 16 luglio 2009

Camminare con il caldo

Eh si! quando arriva l'estate e le giornate cominciano ad essere molto calde non è semplice via-andare. Soprattutto in certi orari può diventare difficoltoso: per fortuna girando per le strade di campagna si trovano spesso molti alberi che costeggiano la strada.


Il problema sorge quando bisogna attraversare lunghi tratti di strada "scoperta" magari che costeggiano campi coltivati dove gli alberi sono rari o non ci sono per niente.

In questi casi un buon cappello di paglia può essere molto utile. Devo dire che preferisco questo tipo di cappello tradizionale, a tesa molto larga e possibilmente abbastanza alto, rispetto al berretto con la visiera, che va molto di moda adesso, perchè riesce a fare ombra anche su una buona parte delle spalle (funziona quasi come un ombrellone), non opprime la testa e quindi non te la fa scoppiare di caldo e di sudore grazie alla paglia e alla trama abbastanza ampia: le tese larghe aiutano anche ad avere una buona visiera. Il berretto "fico", mi dispiace, sarà anche fico ma per me è scomodo...

Il cappello tradizionale insomma è quanto di meglio ci possa essere per via-andare nelle giornate estive (quando mi fermo sotto un albero ci si può anche sventolare, è un ottimo ventaglio): in fondo è il classico "cappellone" di paglia che usavano in estate i contadini romani e gli stessi legionari romani quando dovevano atttraversare i deserti.

E del resto gli Antichi Romani non erano mica scemi...

2 commenti:

Glisenda ha detto...

Il cappello di paglia è davvero ottimo contro il sole :)

Carmelo Cannarella ha detto...

In effetti è un rimedio molto efficace per camminare nelle giornate afose.

Alla fine, se ci si pensa bene, tutte le cose che in un modo o nell'altro si connettono a materiali naturali sembrano funzionare meglio di tante altre "soluzioni artificiali". Lo stesso credo che valga per esempio per l'abbigliamento. Quando si intraprende una più o meno lunga camminata (però la cosa secondo me è valida praticamente esempre, in ogni occasione) avere addosso materiale "plasticoso" (magari pure appariscente) almeno a me provoca un senso di oppressione e di disagio. Vestirsi in maniera comoda, sobria ed in qualche modo consona all'mabiente credo che ci dia anche un senso di sintonia con la realtà ed il paesaggio di cui finiamo di fare parte come componente "mobile". Sicuramente in tutto questo esiste una componente psicologica. Tuttavia vedere gente che fa tanto chiasso nei nostri boschi, vestita con tute sgargianti, magari con gli auricolari nelle orecchie mentre messaggiano o guardano in continuazione lo smartphone, denota una distanza totale ed una forma di respingimento, anche in senso psicologico, nei confronti del contesto in cui si trovano...
Insomma: quante implicazioni ci sono nel portare un semplice e malandato cappellaccio di paglia o un bastone di legno ritorto (invece magari delle tecnologiche bacchette da trekking...)

PS: accidenti quanto sono prolisso...