Domenica scorsa, sempre accompagnato dall'amico Fabio che mi fa da guida, abbiamo approfittato di un pomeriggio decisamente mite (in verità troppo mite per la stagione), per fare una rapida escursione verso la cima della Palanzana, il vulcano lungo le cui pendici sorge la triste, apatica e noiosissima città di Viterbo.
Abbiamo lasciato l'auto alla fine della strada asfaltata che si arrampica sulle prime pendici della Palanzana e da lì abbiamo proseguito a piedi per il malandato stradone, pieno di sassi e solchi creati dalla pioggia, che punta verso la cima.
Ad un certo punto Fabio ha preso uno stretto sentiero, visibile a malapena, sulla destra di questo scalcinato stradone e ci siamo arrampicati più direttamente verso la vetta (circa 800 m.s.l.m.) in mezzo alla boscaglia di cedui.
Ovviamente è tutto in salita e per me, che sono un camminatore da strada di campagna, il tutto si è tradotto in un bel fiatone. Il sentiero è qua e là segnalato, ma non è tutto poi così nitidamente visibile. Ci sono i segnali del sentiero sugli alberi, ma comunque bisogna sempre fare attenzione. Vista la stagione, il sentiero, anche se il terreno era abbastanza asciutto, è un po' scivoloso perchè completamente ricoperto di foglie secche: la scivolosità è anche dovuta alla presenza di parecchi massi ricoperti di muschio e licheni.
Come già detto: è tutta una salita. In alcuni tratti la salita diventa più ripida, ma sono tratti piuttosto brevi, anche se di un certo impegno. Frequentemente si notano le tracce della presenza di cinghiali che non sono mai personaggi gradevoli da incontrare quando si va a zonzo per i boschi. Il bosco è un abbastanza fitto, ma essendo fatto di cedui, non è impenetrabile.
Poco prima della vetta, Fabio mi ha fatto notare un angosciante buco nel
terreno che qualcuno sostiene essere una delle bocche del vulcano. Chi lo sa: non si capisce nemmeno quanto possa essere profondo...
Dopo una quarantina di minuti di arrampicata si arriva alla vetta della Palanzana. Inutile dire che la vista è molto bella: sembra quasi di poter vedere tutta la provincia di Viterbo. Ma il panorama non è di certo la cosa più interessante da notare sulla cima.
Infatti la cosa più rilevante è il sito: proprio sulla vetta, sul punto più alto del vulcano, ci sono tracce della presenza di una specie di "luogo consacrato", di età difficile da stabilire: potrebbe essere antichissimo (pre-etrusco, etrusco, romano, alto medievale?) Comunque sembrerebbe un luogo utilizzato per riti sacri: non mi pare che siano resti di un centro abitato o di una fortificazione.
La cosa più interessante è una grande masso dalla forma (forse) ottagonale o esagonale, all'interno del quale è stato scavato un vano con un'apertura laterale. Serviva per dei sacrifici? Serviva per accendervi dei falò per fare dei sacrifici o dei riti? Serviva per delle segnalazioni a lunga distanza? Difficile dirlo. Comunque fa riflettere la forma geometrica...
Intorno ci sono altri massi squadrati e a breve distanza, circondato da una recinzione, c'è un pozzo.
Insomma un sito molto suggestivo e particolare.
La discesa è durata una ventina di minuti: c'è sempre il rischio di qualche scivolone, ma niente di particolare.
In breve si tratta di un'escursione molto interessante, abbastanza faticosa (vista la salita), ma non è la fine del mondo. La difficoltà è media soprattutto se non si è un escursionista da salita come me. Comunque la consiglio anche perchè non è una faccenda molto lunga. Il sito in vetta è molto bello e vale la pena visionarlo.
Sempre meglio essere accompagnati da qualcuno che ha un minimo di esperienza del percorso. Non si sa mai.