giovedì 23 aprile 2009

Storie Perdute: Tortorate e Cacchimia

Camminando per strade solitarie di campagna di solito non accade nulla di particolare. Si rimane affascinati dal silenzio, dai colori, dal paesaggio, dallo scroscio dell'acqua di un ruscello...

Altre volte capita però di fare degli incontri particolari o di imbattersi in situazioni incredibili come quella che sto per raccontare...
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Storie Perdute: Tortorate e Cacchimia

Stavo facendo una camminata veramente molto bella. C'era un bel sole e la campagna intorno era splendida nei suoi colori. Tutto era veramente tranquillo e la pace sembrava regnare ovunque. almeno così sembrava.



Mentre camminavo lentamente su questa strada di campagna meditando fra me e me, mi è parso di sentire come delle urla lontane. Via via che camminavo queste urla diventavano sempre più distinte e più forti fino a quando, arrivato in prossimità di una vecchia casa, ho sentito distintamente le grida di un uomo e dei forti colpi su una porta.




Spinto dalla curiosità mi sono avvicinato a questa vecchia casa e, dopo poco, ho visto chiaramente un uomo, piuttosto basso e grassoccio, che menava grandi pugni sull'uscio di casa urlando come un ossesso.

Ormai arrivato in prossimità della casa, mi sono permesso di chiedere:
"Ehilà! Serve aiuto?"
"Aiuto mi servirebbe, ma non credo che tu possa fare qualcosa..." mi rispose l'ometto tutto sudato e affaticato.
"Sono anni che busso a questa porta e mia moglie da dentro non mi apre!"
"Perchè?" chiesi io
"E che ne so? Io busso, le chiedo di aprire, ma lei niente. Dice che non si fida, non ci crede che sono io e non mi apre. Io le dico che sono io ma è tutto inutile. Allora manco io mi fido e le chiedo chi c'è dentro casa, e quella mi risponde pure male facendomi arrabbiare come una bestia! E questa storia va avanti da anni!"
Dopo di che, riprese a bussare e cominciò a gridare:
"Aprite! Aprite!"
Da dentro la vecchia casa una vocina di donna bisbigliò:
"Ma voi chi siete?"
"Aprite che so' tortorate!!!"
"E mica so' scema!" rispose la donna.

Per chi non è di queste parti, è bene sapere che il "tortoro" è un grosso bastone ritorto e pieno di nodi da cui viene la parola "tortorate" cioè le "bastonate"

"E che diamine! Perchè le dite così?" Chiesi io
"E cosa le devo dire? Io mi chiamo Tortorate!"
Intanto continuava a bussare e a dare pugni sulla porta.
"Aprite che so' tortorate! Ma tu lì dentro chi sei?" chiese l'ometto alla donna
"So' cacchimia!" rispose quella.

Anche in questo caso è bene ricordare, per chi non è di queste parti che la frase "cacchi mia" vuole dire "cavoli miei" ovvero "affari miei". In realtà la dolce donnina non disse "cacchimia" ma io per evitare volgarità ho evitato di riportare il suo vero nome...

Intanto la cosa andava avanti con l'omino che era sempre più furente.
"Aprite che so' tortorate!. Ma tu chi sei?" chiedeva l'omino
"So' cacchimia!" rispondeva la donnina. E più diceva così più l'omino si arrabbiava.

La cosa è andata avanti così per un bel pezzo e ormai l'omino non faceva più caso a me. Ho provato a dire qualcosa, ma non c'è stato verso di interrompere quel bel quadretto familiare.

Dopo un po' me ne sono andato mentre le urla lentamente si affievolivano via via che mi allontanavo.

Dopo qualche curva non li ho sentiti più...

mercoledì 8 aprile 2009

And nothing happens...

I went out early in the morning wearing my greatcoat and with my pinewood stick in my hand. The wind was cold, as usual in these last winter days, but the sun was shining. Sunlight is quite blinding.

I began my walk, without a destination, along white country roads about which I don't know anything, I don't know where they will take me, I don't know where they will arrive. I don't care about it.

Leaving the last houses of the village, there's nobody. Farms are small dots lost in the landscape. Far away, the houses of another village perched over a hill.

Few grazing horses.

I have walked for many kilometers, slowly, alone, on these solitary country roads. The sound of my steps is the only companion I had and my thoughts run freely over these open spaces.



Well, this is a diary of a solitary walker but I've got to admit that this long walk has been characterized by the most common event which can happen to who usually walks along country roads: nothing happens, absolutely nothing.


I haven't met anyone and what I have seen hardly can be expressed through words or a photo. This is the true and genuine beauty of walking alone on country roads: nothing happens. One may go back home very tired but satisfied for this slowness which doesn't bring anything important but can surprise you for its beauty and pure simplicity.

Non succede niente...

Esco la mattina con addosso il mio pastrano ed il mio bastone di legno di pino in mano. Il vento è gelido come spesso accade durante queste mattine, ma splende il sole. La luce è quasi accecante.

Mi metto in cammino, senza una meta, lungo strade bianche di campagna di cui non conosco nulla; non so dove mi portano, non so dove vanno a finire.

Lasciate le ultime case del paese, non c'è più nessuno. Le fattorie sono punti sparsi nel paesaggio. In lontananza le case di un paese vicino arrampicate sul cucuzzolo di un monte.

Qualche cavallo al pascolo.

Cammino per molti chilometri, lentamente, da solo, lungo queste solitarie strade di campagna. Il rumore dei miei passi mi fa compagnia ed i pensieri corrono liberi su questi spazi aperti.


Certo, dovendo scrivere un diario di un camminatore solitario, devo dire che questa lunga camminata è stata caratterizzata dall'evento più tipico che può capitare a chi cammina per strade secondarie di campagna: non è successo niente, non è successo assolutamente niente.


Non ho incontrato nessuno e quello che ho visto difficilmente può essere reso dalle parole o da una foto. La bellezza del camminare solitari in campagna è proprio questa: non succede proprio niente. E te ne torni a casa magari stanco, ma contento di aver goduto di questa lentezza che non porta niente di eclatante, ma che è bellissima per la sua pura semplicità.