martedì 2 dicembre 2008

La storia di un cestino di vimini

Domenica scorsa era una giornata molto piovosa dalle nostre parti. Era sicuramente meglio restarsene a casa davanti al fuoco, magari leggendo un buon libro o facendo quattro chiacchiere con degli amici oppure, perchè no, facendo una bella suonata in compagnia. All'improvviso, dopo pranzo, il vento ha fugato tutte le nuvole ed è spuntato un bel sole. Ecco allora una bella occasione per fare quattro passi. Il motivo per uscire? Il giorno prima, ci sono stati regalati dei biscotti che ci sono stati presentati dentro un bel cestino di vimini. Bisognava ora restituire il cestino di vimini al suo proprietario.

Dunque, il tempo era migliorato, ma delle nuvole nere rimanevano sempre all'orizzonte; quindi bisognava farsi due conticini ed essere prudenti perchè questi temporali se ti prendono per strada possono diventare un problema. Insomma esco di casa con il cestino in mano non senza aver preso il mio fedele bastone da camminatore: in realtà questo non è un semplice bastone da passeggio, ma un "lituo" fatto di legno di pino (chi capisce capisce, per gli altri pazienza...).

Mi incammino allora per andare verso la casa del proprietario del cestino che non abita molto lontano dalla nostra casa: all'incirca un chilometro, un chilometro e mezzo. Invece di andare sulla strada diretta, decido invece di imboccare una strada secondaria e fare un giro molto più lungo, attraverso una strada bianca che si perde nella campagna.


La strada è bagnata, fangosa e piena di pozzanghere, ma lasciate le ultime case mi ritrovo nel silenzio completo e circondato da riscelli ingrossati dalle piogge che portano l'acqua dal monte Cimino verso il torrente Vezza.


Il mio passo è lento; ogni passo è dedicato ad un pensiero preciso. Sulla destra un vigneto esausto dopo la vendemmia. Sulla sinistra un grande uliveto che ha da poco conosciuto la raccolta delle olive.

Oltre si delinea un santuario: un fitto bosco di querce, cerri, lecci con un fitto sottobosco pieno di felci. La strada bianca comincia ad inoltrarsi nel santuario ed il mio passo diventa ancora più lento. Gli alti alberi fanno frusciare le loro foglie a tempo di vento... E' un silenzio pieno del vociare degli alberi. Il mio passo è lentissimo ed il mio lituo si appoggia lievissimamente sulla strada per non disturbare il coro degli alberi.


Lentamente quindi esco dal santuario, dalle sue voci, dai popoli che lo vivono e, dopo una serie di piccole salite e discese, riesco ad intravedere i tetti di qualche fattoria. Poco oltre i ruderi di una vecchia casa rurale: nel giardino la statua di uno dei sette nani senza testa. Forse il piccolo popolo si è vendicato di quella ridicola imitazione...


Molti incroci con altre strade bianche: facile perdersi soprattutto se si imbocca la via per il grande santuario di Corviano dove l'uomo sorpreso dalla notte può facilmete perdere la strada e la ragione.



Belare di pecore e di capre. Un asino raglia in lontananza. Si riavvicinano le case del borgo e dopo una curva due galline mi vengono incontro per sparire rapidamente oltre una piccola recinzione.

Il sole tramonta in fretta e le piccole luci dei lumini del cimitero mi fanno capire di essere ormai vicino al borgo. Il mio passo si affretta per raggiungere la casa del proprietario del cestino e dopo un rapido scambio di saluti e un sentito ringraziamento per il graditissimo regalo volgo il mio passo verso casa. Questa volta per la strada più breve perchè è prossima la notte...

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